Ora il super telescopio più grande del mondo inizia davvero la costruzione. Dopo lunghe discussioni sul come realizzarlo mercoledì a Garching, vicino a Monaco di Baviera, l’Eso (European Southern Observatory) , l’organizzazione degli astronomi europei, ha assegnato il contratto al consorzio che avvierà l’impresa. Ed è il gruppo di aziende italiane Ace ad essere protagonista della grande avventura dell’ingegneria e della scienza: Astaldi per le opere civili, Cimolai per le parti meccaniche e Eie Group per la progettazione del nuovo potente “occhio” capace di scrutare il cielo nell’ottico e nell’infrarosso.
La buona notizia è importante per tanti motivi. Primo perché l’impresa riporta in Italia 400 milioni dei 1200 investiti dall’Eso e dalle nazioni europee che lo sostengono. Questo dimostra il livello raggiunto dalle competenze italiane che hanno prevalso sulle concorrenti. La potente società aerospaziale europea Airbus si è ritirata prima di arrivare alla fine della competizione. Inoltre, sottolinea la competenza dei nostri astronomi riuniti nell’Istituto nazionale di astrofisica Inaf che hanno sostenuto la progettazione sino ad arrivare alla vittoria.
“In Eso vince il migliore – sottolinea Nicolò D’Amico presidente dell’Inaf – e il tasso di utilizzo italiano dei telescopi dell’Eso e il ritorno industriale per il Paese hanno raggiunto ormai valori di assoluto primato”.
Il super-telescopio battezzato E-Elt (European Extremely Large Telescope)
Altrettanto da record è la scienza che potranno affrontare gli astronomi perché l’area di raccolta della luce con il super-occhio è ovviamente la più grande di quella di tutti i telescopi ottici esistenti. E grazie ad ottica adattiva frutto dell’innovazione italiana che sarà in grado di deformare lo specchio per annullare le alterazioni provocate dalla turbolenza atmosferica, fornirà immagini circa 15 volte più nitide del telescopio spaziale Hubble della Nasa che in orbita non risente del filtro dannoso dell’atmosfera.
Ciò permetterà una rivoluzione dell’astronomia da terra nel campo del vicino-infrarosso consentendo lo studio di pianeti intorno ad altre stelle, dei buchi neri più massicci e della distribuzione della materia oscura che permea il 25 per cento dell’Universo. La nascita di E-Elt, dunque, oltre ad offrirsi come un successo italiano della scienza e della tecnologia rappresenta anche una vittoria economica a dimostrazione che anche la ricerca – come ha ricordato il ministro della Ricerca Stefania Giannini presente alla firma – è fonte di preziose ricadute per lo sviluppo del Paese. E l’Europa dopo la costruzione del superacceleratore Lhc del Cern conquista il super telescopio: sono le due macchine più grande a disposizione della fisica e dell’astronomia che segnano il primato del Vecchio Continente. Ciò garantisce un’ipoteca nella supremazia scientifica come la scoperta del bosone di Higgs ha dimostrato ampiamente. E siamo sicuri che E-Elt non sarà da meno.
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