I raggi X emessi dai buchi neri. L’esistenza della maggior parte dei buchi neri conosciuti è stata svelata dalla rilevazione dei raggi X emessi dal materiale stellare di accrescimento presente nelle vicinanze.
I buchi neri hanno catturato l’immaginazione collettiva per almeno un secolo. La loro presenza nell’universo è stato argomento di dibattito per lungo tempo. Comunque, la rilevazione di raggi X proveniente dal centro delle galassie (caratteristica dei buchi neri) ha messo fine alla discussione e provato la loro esistenza.
L’esistenza della maggior parte dei buchi neri conosciuti è stata svelata dalla rilevazione dei raggi X emessi dal materiale stellare di accrescimento presente nelle vicinanze. I dischi di accrescimento emettono raggi X, luce ed energia, a causa della gravità molto intensa presente in prossimità del buco nero. I fotoni X emessi vicino ai buchi neri in rotazione non solo hanno rilevato l’esistenza di questi corpi ma sembrano anche contenere messaggi quantistici nascosti.
I raggi X emessi dai buchi neri, lo studio
Un recente studio, (Photonic Bell states creation around rotating black holes – http://arxiv.org/abs/1608.06822) sostiene che i raggi X che provengono da buchi neri che ruotano ad alta velocità includano anche informazioni quantistiche, codificate tra polarizzazione e momento orbitale angolare (due qubit in ottica quantistica).
Lo spazio-tempo possiede una forma molto particolare, curvata e distorta vicino ai buchi neri rotanti: la curvatura dello spazio-tempo ruota l’angolo di polarizzazione dei fotoni emessi o presenti vicino al buco nero che codifica un qubit. La distorsione dello spazio-tempo imprime il momento orbitale angolare ai fotoni che codificano un secondo qubit.
Secondo lo studio, inoltre, più il buco nero ruota velocemente, maggiore correlazione vi è tra i qubit: di conseguenza il messaggio quantistico inviato dal buco nero nell’universo è maggiormente “forte e chiaro”.
articolo di Filomena Fotia
- Fonte:
Photonic Bell states creation around rotating black holes –http://arxiv.org/abs/1608.06822 - Autore della ricerca:
Ovidiu Racorean – presso la Cornell University Library - Download
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