Coltivazioni di riso, soia, patate e grano a sostenere i primi coloni su Marte: scelte per il loro contenuto di proteine e carboidrati fondamentali per l’alimentazione umana, dovranno essere cresciute con tecniche di coltivazione che tengano conto delle condizioni ambientali estreme, arrivando a sfruttare perfino le feci e le urine degli astronauti opportunamente rielaborate, all’interno di un ecosistema chiuso e perfettamente sostenibile.
Coltivazioni di riso, soia, patate e grano su Marte. Le tecniche di coltivazione saranno più simili a quelle terrestri
A tratteggiare questo scenario è Stefania De Pascale, docente di ortofloricoltura all’Università Federico II di Napoli, che da anni collabora con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Agenzia spaziale europea (Esa) per delineare quella che sarà l’agricoltura extraterrestre del futuro. Lo ha spiegato in occasione di ‘D-Nest International Inventors Exhibition’, la grande fiera degli inventori, in programma fino a domenica 16 ottobre al PalaExpo di Venezia.
”Le colture di queste piante avranno una doppia funzione: fornire cibo e rigenerare aria e acqua nelle colonie”, spiega De Pascale. ”Grazie al progetto di ricerca europeo Melissa, stiamo lavorando da anni per selezionare le cultivar, adattare le tecniche di coltura e sviluppare metodi di raccolta e conservazione dei prodotti”. Le tecniche di coltivazione ”saranno più simili a quelle terrestri rispetto a quelle viste finora sulla Stazione spaziale internazionale, perché su Marte c’è gravità, anche se è pari al 40% di quella terrestre”.
Quello che mancherà sarà il terreno adatto alle colture.
Link restituiti 0 di 0”E’ probabile che il suolo marziano ricco di regolite possa comunque essere ammendato con l’uso di residui organici, quindi scarti alimentari o delle stesse coltivazioni, ma anche feci e urine rielaborate, come abbiamo visto nel film ‘The Martian”’, ricorda l’esperta. ”La cosa su cui si punta, però, sono soprattutto le colture idroponiche, senza suolo e con soluzioni circolanti complete di elementi nutritivi: abbiamo già dimostrato che possono addirittura migliorare produttività e qualità della soia rispetto alla coltura in campo”.
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