Danni del terremoto, guardare la carta della pericolosità sismica in Italia è scoraggiante. Una lunga fascia rossa (pericolosità elevata) ricopre lo stivale quasi interamente, come un fantasma. Eppure quando c’è un terremoto due paesi non lontani tra loro reagiscono in maniera differente: edifici di pari qualità ed età vengono rasi al suolo in uno mentre rimangono in piedi nell’altro. Se la causa principale di questo è la qualità delle costruzioni, un ruolo importante lo giocano anche i cosiddetti effetti di sito legati al terreno, alla geologia, e alla morfologia locali. Per questo da anni i geologi insistono sulla importanza di munirsi, e velocemente, di studi sulla microzonazione sismica: indagini a scala locale sulla presenza di materiali che causano amplificazioni dell’onda sismica, la liquefazione dei terreni, o altre instabilità.

Microzonazione sismica, dunque: un termine complesso ma che ingegneri e geologi ripetono di frequente e che dovrebbe diventare famigliare a chi vive in un Paese come il nostro, in cui ogni 6-7 anni è lecito attendersi un terremoto distruttivo come quello che ha raso al suolo Amatrice. Durante uno studio di microzonazione i geologi identificano aree di pochi ettari, talvolta perfino qualche isolato, più vulnerabili perché su terreni diversi, o su terreni instabili (per esempio antiche frane ormai non riconoscibili se non ad occhi esperti), o dove le onde sismiche vengono amplificate da fenomeni di risonanza simili a quelli di una cassa armonica di una chitarra. Una valle, una costa, o un pendio apparentemente omogenei possono invece nascondere vere e proprie trappole sismiche, dove l’onda viene amplificata. Alcuni terreni invece, una volta scossi si liquefano improvvisamente e gli edifici su di esso vengono seriamente danneggiati. A pochi metri di distanza da queste aree così suscettibili, il terreno reagisce diversamente al passaggio dell’onda sismica e case e palazzi escono indenni dallo scuotimento.

In breve questi studi mostrano, su scala molto dettagliata, quali sono i terreni su cui bisogna applicare norme tecniche specifiche perché suscettibili di amplificazioni dell’onda sismica, o particolarmente instabili. Gli studi di microzonazione sismica non sono cosa nuova. Alcuni risalgono perfino alla metà del 1800. Mentre il primo autentico studio di microzonazione sismica è del 1908, a seguito del terremoto che distrusse Reggio Calabria e Messina.
Forse per la nostra indole che ci porta a preferire la cura invece della prevenzione, è però solo dopo il terremoto dell’Aquila che il nostro Paese ha deciso di munirsi di questo strumento fondamentale. Per il quale i geologi hanno insistito per anni.
Microzonazione sismica e danni del terremoto prevenzione del rischio

Con il Decreto Abruzzo (DL 28 Aprile 2009 n. 39: Programmi nazionali di prevenzione del rischio sismico), poi convertito in legge, è stato istituito un fondo speciale per la prevenzione del rischio sismico, la progettazione, e la ricostruzione post-sisma sul territorio nazionale (Legge 77/2009). La legge prevede un cofinanziamento per la realizzazione delle relazioni di microzonazione (il fondo si esaurisce nel 2016).
Gli studi, che spesso assumono la forma di carte tematiche a scala comunale (microzone), sono previsti per i comuni a maggior pericolosità: in tutto 1877 comuni lungo l’arco appenninico e oltre. Ma sono ancora troppo pochi quelli che hanno prodotto uno studio di microzonazione. A metà del 2015, 779 comuni avevano presentato le relazioni alla apposita commissione di esperti dei Consigli Nazionali dei Geologi, degli Architetti, e degli Ingegneri e pianificatori di regioni e province.

Il sismologo Alessandro Amato (Ingv) sottolinea che i terremoti rimangono eventi imprevedibili e dunque la chiave per limitare i danni di un terremoto è la prevenzione. Amato sottolinea che anche la Carta della Pericolosità Sismica nazionale è in via di aggiornamento:
“Studiando i terremoti del passato, quelli recenti, le faglie attive – anche tramite gli scavi paleo-sismologici, le deformazioni geodetiche, si realizzano le carte di pericolosità, che sono lo strumento principe per la pianificazione territoriale in zone sismiche. Su di esse si basa la classificazione sismica del territorio e le norme tecniche per le costruzioni in zona sismica. Entro il 2016 verrà realizzata la nuova carta di pericolosità italiana, che migliora quella del 2006 attraverso il recepimento di tutti i nuovi dati raccolti in oltre un decennio di ricerche sismologiche, geologiche e geodetiche”.
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