Non sono gli asteroidi, non è l’effetto serra e nemmeno il rischio di una guerra nucleare: il nemico principale del pianeta Terra sono i super vulcani e colpiscono in media ogni 50.000 anni.
Lo scienziato Michael Rampino dell’Università di New York non ha dubbi: il rischio rappresentato dai super vulcani, questi mostri della natura è ben più alto rispetto al pericolo asteroidi o alla minaccia posta dal surriscaldamento della Terra.
Nonostante il nome, i cosiddetti super vulcani non assomigliano affatto ai loro cugini, i vulcani che tutti conosciamo: sono una sorta di enormi calderoni pieni di magma bollente e gas nascosti nel sottosuolo, le cui eruzioni sono estremamente difficili da prevedere.
Dove possono colpire i Super vulcani?
Rampino ha studiato a lungo il comportamento di questi super vulcani assassini: secondo la sua ricerca, pubblicata sulla rivista New Scientist, le prossime mega-eruzioni potrebbero arrivare da 2 super vulcani negli Stati Uniti.
Entrambi si trovano nelle viscere della California, uno sotto la Long Valley e l’altro sotto il parco di Yellowstone (scoperto negli anni ’60 grazie all’aiuto dei satelliti).
Questi due super vulcani si sono ‘svegliati’ solo 3 volte negli ultimi due milioni di anni, ma in media la Terra è stata scossa (con gravi conseguenze per l’ecosistema planetario) dalle mega eruzioni ogni 50.000 anni.
I grandi asteroidi (quelli con un diametro superiore ad un chilometro), invece, colpiscono in media ogni 100.000 anni.
L’ultima super eruzione, spiega Rampino, risale a 73.000 anni fa: un super vulcano si attivò a Toba, sull’isola di Sumatra, e provocò sulla superficie terrestre un cratere di 100 chilometri di diametro liberando nell’atmosfera 3 miliardi di tonnellate di anidride solforosa.
Secondo lo scienziato, si può calcolare che solo poche migliaia di esseri umani in tutto il mondo sopravvissero alla gigantesca eruzione di Toba.
In caso di un’altra super eruzione delle proporzioni di Toba, osserva Rampino, le temperature nei quattro angoli della terra scenderebbero di 3-5 gradi centigradi per almeno una decade a causa dell’enorme massa di cenere e gas che ostruirebbe i raggi del sole.
Di conseguenza, conclude lo scienziato ‘gran parte della vegetazione dell’Africa verrebbe cancellata, mentre a livello mondiale la vegetazione verrebbe ridotta del 25 per cento’.
Super vulcani – La situazione Italiana
Il Monte Marsili e’ un enorme vulcano sommerso, il più grande di tutta Europa, che si trova a 150 chilometri dalle coste della Campania.
Oggi quel vulcano che si trova sott’acqua torna a far paura, preoccupando la popolazione che vive in quelle zone: alcune indagini condotte proprio nelle ultime ore hanno messo in allarme l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Ha annunciato che il vulcano, che si trova a tremila metri di profondità, sotto le acque del Mar Tirreno e che ha una struttura lunga 70 chilometri e larga 30, oltre che un cratere che si trova a 450 metri dalla superficie dell’acqua, potrebbe esplodere in qualsiasi momento.
“Le ultime indagini compiute dicono che l’edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili. Inoltre abbiamo misurato la camera di magma che si è formata negli ultimi anni ed è di grandi dimensioni.
Tutto ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all’improvviso“, queste le parole di Enzo Boschi dell’Ingv in merito al vulcano Marsili.
Le ultime ricerche condotte sul più grande vulcano d’Europa, che si trova sott’acqua, hanno dimostrato che e’ molto probabile che si verifichi un’eruzione, che potrebbe anche causare uno tsunami:
“La caduta rapida di una notevole massa di materiale scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri“.
Insomma, un sorvegliato speciale che ha messo in allarme la popolazione che vive su quelle coste.
“Quello che serve è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità. Ma è costoso e complicato da realizzare.
Di sicuro c’è che in qualunque momento potrebbe accadere l’irreparabile e noi non lo possiamo stabilire“: un monitoraggio necessario secondo Enzo Boschi.
UNA STAZIONE AL LARGO DELLA SICILIA super vulcani sottomarini «spiati» dai fondali
ORION Geostar, la spia che viene dal mare. Si chiama così, infatti, la stazione geomarina situata aL largo della Sicilia che ha il compito di osservare, analizzare, i super vulcani sottomarini.
In particolare, l’Orion deve occuparsi del vulcano Marsili, una montagna di fuoco sottomarina più grande dell’Etna che risulta ancora geologicamente attiva.
«Il progetto Orion Geostar 3 – dichiara Paolo Favali, direttore del progetto, gestito dall’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia – è il terzo, successivo a due precedenti, tutti finanziati dall’UE nell’ambito del quarto e quinto programma quadro.
L’Orion rimarrà sul fondo del mare almeno fino a giugno. Abbiamo calcolato un’alimentazione energetica sufficiente per almeno 6 mesi, quindi non è prevista una manutenzione sottomarina.
Le nostre attrezzature sono calibrate per resistere ad una pressione circa 330 volte superiore a quella sopportabile dall’uomo, e sono anche trattate per combattere gli inevitabili danni della corrosione».
Ma che cos’è il vulcano Marsili, obiettivo delle analisi dell’Orion? È più grande dell’Etna: misura circa 70 km per 30 ed è alto 3.000 metri.
È un vulcano giovane, la cui lava risale a 100.000 anni fa, niente in confronto ad intere ere geologiche. Il Marsili è stato scoperto negli anni ’90 sul fondo del Tirreno meridionale dall’Istituto di scienze marine – Ismar – di Bologna, facente capo al Cnr.
Secondo gli studiosi dell’Ismar, l’attività vulcanica recente risulta anche nella circolazione di fluidi ad alta temperatura all’interno della crosta del monte.
Aree in cui questi fluidi vengono emessi sul fondo marino, sono state identificate nei vulcani sottomarini e nella porzione sommersa dell’edificio vulcanico di Panarea.
Inoltre, sono stati evidenziati sistemi di drenaggio sottomarino, attraverso i quali i sedimenti vengono trasferiti dalle aree costiere agli abissi centrali del Mar Tirreno.
I più importanti assi di questo sistema di drenaggio sono il canyon di Stromboli e la Valle della Sardegna. Sono veri e propri canyon del mare, larghi fino a 4 km e profondi centinaia di metri, che solcano i fondali del Tirreno per circa 250 km.
Addirittura, là dove i canyon attraversano aree a pendio elevato, formano cascate del tutto simili a quelle che si trovano sulla superficie terrestre.
«Ma non c’è pericolo di maremoti – dichiara Enzo Boschi, presidente dell’Ingv – il Marsili è attivo geologicamente, ma non è pericoloso». Esistono anche altri due vulcani sommersi che «verranno studiati successivamente», «il Vassilov ed il Magnaghi».
Entrambi risalgono a circa 5-7 milioni di anni fa e presentano un’altezza media di 3.000 metri. Sono situati a metà strada tra la Sardegna e il Lazio.
Articolo sui Super vulcani dal ‘corriere della sera’: Due grandi vulcani inquietano il tirreno
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