Comunicazione tra funghi con una internet vegetale

Comunicazione tra funghi con una internet vegetale

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Internet vegetale. Probabilmente nel parco accanto a casa vostra passano più informazioni che dal vostro modem. Negli ultimi tempi si sta assistendo a una crescita esponenziale d’interesse verso il mondo vegetale, considerato da molti come la nuova miniera da cui attingere idee e soluzioni per la prossima rivoluzione tecnologica. E così vengono riscoperte ricerche passate, se ne fanno di nuove o semplicemente vengono collegati argomenti finora inesplorati. In particolare, molti studiosi e commentatori si concentrano sulle incredibili similitudini che ci sono tra il mondo sotterraneo e le reti informatiche.

Avevamo già parlato di come, a Firenze, si studino le radici delle piante come possibile modello (anche alternativo) allo sviluppo della rete internet globale. Negli ultimi anni, però, diversi studi si sono concentrati anche su un altro essere vivente, che popola in quantità il nostro sottosuolo: il mondo dei funghi. E se a prima vista quei filamenti biancastri che si trovano scavando di poco il terreno possono sembrare niente più che robetta schifosa, è forse il caso di ricrederci: attraverso di essi passano nutrimenti e informazioni, non sempre a fin di bene. Insomma, i funghi sono un po’ la darknet del mondo vegetale.

Amici per le radici
Partiamo da principio. Da quando la botanica è diventata una scienza “esatta” si conosce il rapporto stretto tra le piante (o meglio: le radici delle piante) e i funghi: le micorrize, rapporti simbiotici spesso di tipo mutualistico (entrambi gli esseri viventi traggono beneficio dal rapporto con l’altro). In particolare, è ormai assodato che spesso le piante ottengono dai funghi un aiuto nell’assorbire l’acqua dal terreno e alcuni nutrienti, specialmente fosforo e azoto; in cambio, i funghi ricevono carboidrati per la loro crescita. Se ormai le micorrize rappresentano delle associazioni ampiamente note e studiate, esse sembrano in realtà la punta dell’iceberg di un rapporto che comprende molto più di un semplice scambio di nutrienti.

Innanzitutto, le micorrize sono probabilmente il “sistema immunitario” delle piante: alcuni studi hanno dimostrato che una volta insediatisi tra le radici, i funghi iniziano a produrre degli elementi chimici che fungono da catalizzatori della risposta dei vegetali ad agenti patogeni. Ma la storia non finisce certo qui.

La mico-net
La parte più nota dei funghi (che tutti noi chiamiamo “fungo”, ma tecnicamente è il corpo fruttifero, e rappresenta solo uno dei modi con cui i funghi si riproducono) è in realtà la parte meno interessante. Tutti gli scambi di nutrienti e elementi chimici sopra menzionati avvengono tra le radici di una pianta e il micelio, una serie di filamenti composti da particolari strutture dette ife (quello che finora abbiamo chiamato “filamenti biancastri”). I miceli possono raggiungere dimensioni e lunghezze davvero considerevoli: si possono diramare, infatti, per decine e decine di metri. Già negli anni ’70 Paul Stamets, un micologo statunitense, aveva trovato delle similitudini tra i miceli dei funghi e ARPANET, il progetto del Dipartimento della Difesa statunitense, considerato come il nonno di Internet. Con lo sviluppo della Rete, ovviamente, questa intuizione è stata studiata e approfondita: la rete miceliale ha delle somiglianze impressionanti non solo per quanto riguarda la struttura, ma anche con il modo in cui oggi sfruttiamo internet.

Ebay sottoterra
Innanzitutto i miceli sono l’infrastruttura che permette alle piante di “commerciare” CO2, fosforo e azoto, o, meglio, attraverso questa rete le piante in carenza di tali sostanze le ottengono da piante che ne hanno in eccesso (Adam Smith ne sarebbe molto felice). Una delle maggiori studiose di questo fenomeno, la botanica statunitense Suzanne Simard, è convinta che attraverso questo processo le piante più adulte aiutino le piante giovani della stessa specie a crescere più rapidamente. Non sono delle vere e proprie cure parentali, insomma, ma la riproduzione vegetale non sembra più terminare solo con la formazione e dispersione del seme.

Una darknet filamentosa o Internet vegetale
È sicuro il commercio online? No, le frodi e le clonazioni di carte di credito sono all’ordine del giorno. E così succede anche nell’ARPANET miceliale: alcune piante sono dei veri e propri hacker, che intercettano lo scambio di sostanze (in particolare CO2) e lo rubano per i propri fini. Tra questi pirati sottoterra c’è, ad esempio, la bellissima phantom orchid (da non confondere con quella che in Italia chiamiamo orchidea fantasma), un tipo di pianta, dai fiori perfettamente bianchi che cresce senza foglie (o con foglie rudimentali, poiché inutili) nelle zone più fitte e buie della foresta.

Dal far west al far under
L’infrastruttura miceliale, però, non serve solo a trasportare sostanze, ma anche informazioni, proprio come il World Wide Web. Numerosi studi hanno provato come una pianta attaccata da un agente patogeno o un afide invii, attraverso i funghi, segnali chimici alle piante nei dintorni. Queste, ancorate al terreno dalle radici, certo non possono scappare, ma, se avvisate in tempo, possono attuare delle strategie difensive di contrasto alla malattia: dai funghi ricevono l’allarme, grazie ai funghi elaborano una risposta. Sempre attraverso i miceli, alcune specie di alberi, in particolare gli eucalipti, cercano (ma con risultati non sempre perfetti) di uccidere altre specie vegetali nei propri dintorni, per ridurre la competizione per le risorse: se il darknet può far paura, le strutture miceliali sembrano essere ancora di più un far west. E, proprio come il far west, i funghi sono un territorio ancora tutto da scoprire, che forse contiene risorse che potranno aiutare anche l’umanità.

di Giacomo Destro

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