Mano bionica che si muove con un software. Sorride:
«Sono il classico nerd».
Però bisognava vederlo Andrei Blindu, 17enne dalla faccia pulita, romeno ormai italiano da 13 anni, sabato scorso su un palco a Bologna mentre spiegava come se niente fosse a decine di persone tra cui un ministro della Repubblica, che
«la mia mano ora si muove con un software che risponde ai miei movimenti ma presto ne farò una comandata direttamente dal cervello». Lui che si è lasciato ispirare da Iron Man, che ama i fumetti Marvel e «da sempre mi piacciono le scienze e la tecnologia».
E mentre tutti ammirano curiosi e applaudono la sua mano bionica in legno, ne parla come se fosse la cosa più normale del mondo.
Perciò è stato premiato con altri 15 studenti di tutta Italia come miglior oratore nella categoria tecnologia alla prima edizione del TedxYouthBologna, il concorso lanciato dal ministero dell’Istruzione e l’organizzazione Ted per sviluppare la capacità di argomentazione degli studenti e il public speaking, il saper parlare in pubblico convincendolo grazie all’arte dell’oratoria.
«I ragazzi – dice la ministra Stefania Giannini in platea a Bologna – vanno abituati a questo format: un intervento di dieci minuti per valorizzare le proprie idee è una cosa che se si inizia a scuola dà un potere straordinario».
E senza esitazioni e senza esaltazioni, Andrei Blindu racconta a tutti di quando a 14 anni gli è venuta voglia di programmare e il suo prof di fisica di allora, Ugo Rossi, lo ha aiutato insegnandogli il linguaggio Pascal, e poi lui ha continuato per conto suo con il Dos e Arduino.
«La mia idea – spiega – è creare dispositivi controllati completamente dal pensiero».
Ecco perché l’estate scorsa si è chiuso nel garage di suo papà, operaio arrivato dalla Romania 13 anni fa, e ha ideato una mano di legno realizzata con materiali di riciclo, l’ha collegata a dei circuiti fissati al suo braccio e ha mostrato come si potesse aprire e chiudere da sola senza toccarla.
«Ho scritto un algoritmo che la fa muovere – dice semplice -, per ora faccio ancora cose semplici con quello che ho a disposizione, ma in futuro userò un altro materiale perché il legno non è adatto per le protesi».
Tornato dalle vacanze ha portato la sua mano bionica a scuola, il liceo scientifico Decio Celeri di Lovere (Bergamo), e i prof lo hanno fatto girare per le classi a presentare la sua invenzione e poi lo hanno iscritto al concorso del Miur.
Il grande applauso alla sua mano lo ha emozionato. Ma lui già pensa a qualcosa di nuovo. Il prossimo anno ha la maturità e poi ci sarà l’università.
«Andare all’estero? Mi piacerebbe – sorride -, ma magari dopo la laurea, e certo, se mi chiamasse il Mit, andrei subito».
Nel frattempo studia, legge libri gialli, gioca con i videogame, nuota al lago, va in bici e soprattutto sta con la sua fidanzata Sofia liceale al classico,
«è stata la mia musa, mi ha dato la serenità per pensare alla mia invenzione». Andrei ha scelto una mano «perché avevo letto sul web un articolo sulle protesi robotiche e allora ho pensato ad un dispositivo comandato solo dal cervello e quello che se ne potrebbe fare per i disabili, ma non solo».E immagina un futuro in cui «aprirò la mia azienda e produrrò dispositivi così».
Andrei lavora sempre nel garage di suo papà, lì ha allestito il suo laboratorio.
E sorride se gli si ricorda che qualcun altro partì proprio da un piccolo garage. «Lo so, Steve Jobs è il mio mito».
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