Il Vangelo di Giuda

Il Vangelo di Giuda

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Perduto per quasi 1.800 anni il Vangelo di Giuda è stato ritrovato in Egitto alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo. Nel testo la straordinaria rivelazione di un Giuda illuminato e complice della manifestazione divina. Parla Marvin Meyer, uno dei tre studiosi incaricati di analizzarne il contenuto.

Il mese scorso, dopo 1.800 anni di silenzio, le parole di un fragile manoscritto gnostico hanno raggiunto le pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Sono le parole di Giuda, il discepolo traditore, del suo Vangelo finalmente venuto alla luce e oggi tradotto da un team di esperti grazie al National Geographic, che ne ha curato la pubblicazione. Il Vangelo di Giuda è una rivelazione, la personale rivelazione che Gesù fa a Giuda della verità divina. Una verità che noi, in realtà, avevamo già anticipato nel numero 62 (pagina 72) senza sapere che questo Vangelo sarebbe uscito urlando al mondo la storia negata del discepolo più odiato del mondo cristiano. Eppure Gesù lo chiama “amico” già nei Vangeli sinottici, un ruolo che ne indica la funzione fondamentale all’interno dei piano divino, quello della vittoria dello spirito sulla carne. Una verità scomoda che ha già fatto gridare la Chiesa cattolica e la sua guida Benedetto XVI che quello scritto non è verità ma la sua negazione.

«Per Giuda i soldi erano più importanti della comunione con Gesù» ha affermato il papa a una congregazione convenuta nella basilica di San Giovanni in Laterano lo scorso aprile, ma noi ricordiamo che ci è sempre stato insegnato che «senza soldi non si cantano messe». Dunque dov’è la verità?

Il testo, ritrovato negli anni ’70 dello scorso secolo nel deserto egiziano nei pressi di El Minya, ha avuto una strana sorte, passando prima nelle mani dei mercanti d’arte che lo vendettero in Europa, quindi finì negli USA dove rischiò letteralmente di marcire in una cassetta di sicurezza di una banca newyorkese. Acquistato da Frieda Nussberger-TChacos fu infine donato, per l’impossibilità di venderlo, alla Maecenas Foundation che ne incaricò per il restauro (il testo era ridotto in oltre 1.000 frammenti) l’esperto di copto, la lingua egizia del periodo cristiano, Rodolph Kasser. Oggi lo studio dei vangeli gnostici grazie a quest’apporto si arricchisce di un prezioso documento.

Ricordo che lo gnosticismo nacque dagli insegnamenti più profondi di Gesù, non era pertanto un movimento politico ma una corrente puramente mistica. Quindi perché non dare uno sguardo e capire meglio Giuda Iscariota attraverso questo nuovo Vangelo? Le parole, poste su fogli di papiro legati tra loro da un laccio di pelle, furono redatte in copto intorno al 300 d.C. e in alcuni punti sono straordinarie, disegnando un rapporto tra Gesù e Giuda del tutto intimo. Lo stesso Gesù viene descritto come depositario di una verità che neanche i discepoli potevano comprendere, a tal punto che egli ne ride apertamente, come faceva Buddha, consapevole allo stesso modo della relatività del mondo.

«Tu supererai tutti loro – confida Gesù a Giuda – perché farai in modo che venga sacrificato l’uomo entro cui io sono».

Meraviglioso passo in cui è il Verbo che parla, lo Spirito che attraverso la voce dell’Uomo prefigurerà la trasfigurazione dalla carne, cioè la trasformazione dell’Uomo in Dio. La resurrezione non è presente nel Vangelo di Giuda, sostituita da un concetto di Dio prettamente gnostico, un Dio superiore alla creazione, che è invece frutto di una sotto creazione, di un demiurgo che si è voluto elevare a divinità.

«Quando si rivolse ai suoi discepoli che si erano riuniti e che si erano seduti e offrivano una preghiera di ringraziamento al pane, Egli rise. I discepoli gli dissero “Maestro perché ridi alle nostre preghiere di ringraziamento? Noi abbiamo fatto ciò che è giusto”. Egli rispose loro: “Non sto ridendo di voi. Non state facendo questo per vostro volere ma perché è attraverso questo che il vostro Dio sarà celebrato”».

Gesù afferma apertamente “vostro Dio” distaccandosi da ciò che inconsapevolmente essi stanno facendo e ridendo di tale azione indirizzata verso il falso dio che creò il mondo. Gesù parla di un Dio trascendente rispetto alla creazione, a un’entità più alta e luminosa. Nel Vangelo Gesù paragona i discepoli sacerdoti del tempio che chiama “i ministri dell’errore” che piantano «alberi senza frutto in mio nome e in modo vergognoso».

Così sfida i discepoli a guardarlo per capire realmente chi egli sia realmente, chi si celi dietro quelle fattezze di carne, ma essi vanno via. Ecco quindi la figura di Giuda, l’unico, secondo tale Vangelo, ad aver compreso la verità, che viene investito della responsabilità di abbattere la materia, la carne che imprigiona lo Spirito, consegnando la materia stessa ai suoi aguzzini per realizzare la parusia. Non è la carne che conta ma ciò che in essa è contenuto, la scintilla che può divenire Luce e che il dio inferiore non può eliminare. È per questo che Giuda è un “amico” e non un traditore.

«Allontanati da loro, a te rivelerò i segreti del regno, un regno che raggiungerai con molta sofferenza» dice Gesù a Giuda, e ancora “Solleva i tuoi occhi, guarda la nuvola e la luce che in essa è contenuta e le stelle intorno. La stella che indica la Via è la tua stella».

È qui che Giuda ottiene la rivelazione entrando nella “nuvola luminosa”. Non siamo di fronte a un evento ufologico bensì ad un incredibile quanto profondo messaggio simbolico codificato in una visione sciamanico-cabalistica dello stesso Giuda, guidata dalla Voce divina di Gesù, dove la nuvola è il messaggero, è lo stesso Corpo di Luce del Cristo (ricordiamo che il Verbo divino è associato al Tuono e al fulmine, che scaturiscono entrambi dalle nubi, mediatrici tra il cielo e la terra) che offre protezione a colui che ne sarà il mezzo di liberazione.

La stella che indica la Via è la stessa stella dell’apparizione, la stella messianica che gli esseni chiamavano “Kochba” (che significa proprio “stella”), rappresentata dall’esagramma divino, e che indica il Verbo che si incarna. Questo vangelo è quindi fondamentale, va letto e compreso, e la sua scoperta e traduzione in questo momento particolarmente importante nel passaggio epocale che stiamo vivendo è in linea con la rivelazione.

«Non vi è nulla di segreto che un giorno non sarà rivelato» leggiamo nella versione ufficiale della Bibbia e se questo è vero, oggi siamo di fronte alla rivalutazione di Giuda, la rivelazione di un amico, non un traditore, ma colui che avrebbe compreso il piano superiore e aiutò lo Spirito alla vittoria sulle tenebre. Diversi studiosi sono d’accordo con quest’interpretazione. Abbiamo raggiunto in California il professor Marvin Meyer, titolare della cattedra di studi biblici presso la Chapman University, uno dei tre studiosi che ha tradotto questo Vangelo.

Adriano Forgione(A.F.): Qual è l’importanza del Vangelo di Giuda? E’ molto antico, se paragonato agli altri vangeli conosciuti?

Marvin Meyer(M.M.): «Credo che il Vangelo di Giuda sia un testo molto significativo. Non succede tutti i giorni, ma neanche tutti gli anni, decenni o secoli di trovare un vangelo cristiano sconosciuto e, oltretutto, in questo caso siamo di fronte ad un testo che, nella sua traduzione copta, può essere datato alla fine del III o all’inizio del IV sec. Ma Ireneo di Lione sembra riferirsi a un’edizione dello stesso testo, e siccome scrive nel 180 d.C., ci sentiamo abbastanza sicuri che l’originale in greco del Vangelo di Giuda sia databile intorno alla metà del II sec. Ciò ci offre una di quelle opportunità rare e meravigliose di avere un testo risalente ai primi stadi del cristianesimo. Il riferimento di Ireneo lo rende un testo molto antico. Non è chiaramente un testo del I sec., ma almeno della metà del II».

A.F.: Quali sono le caratteristiche principali di questo Vangelo?

M.M.: «Questo è un vangelo il cui protagonista è niente di meno che la persona che nei Vangeli canonici viene indicato come la quintessenza del traditore, Giuda Iscariota. In questo Vangelo si dice che Giuda sia l’unico discepolo che abbia veramente compreso chi fosse Gesù e quale fosse il suo valore. Quindi viene visto come un discepolo molto speciale, un apostolo molto speciale e alla fine del testo, quando il protagonista arriva alla comprensione di quale sarà la sorte di Gesù Cristo, allora Gesù gli si rivolge. A questo punto del Vangelo è chiaro che Giuda è il discepolo preferito e l’unico che ha compreso veramente, così Gesù gli parla: “Tu supererai tutti loro”, ossia tutti gli altri discepoli, “perché sacrificherai l’Uomo che mi racchiude”, vale a dire il guscio esterno, il corpo fisico che è passibile di malattia, di morte, di dolore e di sofferenza.

Il guscio verrà messo a morte per fare in modo che la persona vera al suo interno, l’anima dentro Gesù, che è il suo legame con il Divino, possa essere liberata. E il punto del testo è proprio questo, questo è il motivo della crocifissione che non viene mai citato in nessun altro testo. Nel Vangelo di Giuda si deduce semplicemente che la crocifissione non è avvenuta per mondare i peccati del mondo, ma sembra essere l’occasione per Gesù di liberarsi dalla carne mortale. Il punto del Vangelo di Giuda è proprio questo: era così per Gesù, era così per Giuda ed è così per tutte le persone che posseggono quella scintilla del Divino, quella persona interiore, quell’anima interiore che è il vero essere umano dentro di noi. E se semplicemente si arriva alla conoscenza, si arriva a conoscersi, si può essere condotti a trovare sé stessi, la vita reale, l’anima che è dentro di noi».

A.F.: La sua traduzione può realmente cambiare la storia del Cristianesimo come è stato affermato?

M.M.: «Non credo che una traduzione possa fare questo, ma se si pensa a quello che è successo nei decenni passati, con la scoperta dei testi di Nag Hammadi negli anni Quaranta, e ora il Codice Tchacos, che comprende il Vangelo di Giuda e altri tre testi, tutti questi documenti possono aiutarci a riscrivere la vera storia del cristianesimo. Stiamo iniziando ad apprezzare molto più profondamente il variegato movimento del Cristianesimo delle origini. Il movimento era formato da una grande varietà di persone e di credenti, e tutti questi avevano un’infinità di modi per formulare la Buona Novella e per spiegare cosa significasse seguire Gesù. Per cui, a quel tempo circolavano una nutrita schiera di vangeli, addirittura 30!

Da questo punto di vista, la nostra conoscenza delle origini del cristianesimo può davvero essere cambiata grazie a questi testi. E il Vangelo di Giuda è uno di essi, ed è anche un testo eccezionalmente provocatorio, perché scopriamo che, anche se ve ne erano già stati accenni nei testi più recenti, Giuda poteva essere visto in maniera molto positiva. E in effetti Giuda è molto di più che la persona malvagia che ha tradito Gesù. Come già saprete, la figura di Giuda ha avuto un ruolo drammatico nella storia dell’antisemitismo, perché molti cristiani vedevano in Giuda l’ebreo malvagio. Il suo nome un tempo veniva addirittura usato per indicare gli ebrei, che venivano appunto chiamati giudei.

E i dipinti che ritraggono la scena del bacio di Giuda vedono nell’apostolo quasi una caricatura di quelli che potevano essere i caratteri somatici distintivi degli ebrei. Ma ora che abbiamo il Vangelo di Giuda che mette in luce gli aspetti positivi di questa figura e che ci viene ricordato che persino nel Nuovo Testamento vengono messi in luce aspetti molto positivi di questo personaggio, forse possiamo rivedere tutta questa discussione e rimuovere uno dei blocchi che costituiscono le fondamenta dell’antisemitismo. Forse questo blocco è stato addirittura distrutto».

A.F.: Dunque reputa davvero che Giuda possa essere rivalutato in base a questo documento. Non potrebbe trattarsi di uno scritto relativamente non corretto?

M.M.: «Beh, che cos’è la verità e che cos’è l’errore? Si tratta di interpretazione, naturalmente, e ogni Vangelo è un’interpretazione. Marco, Matteo, Luca e Giovanni sono tutte interpretazioni, e infatti se disponiamo i Vangeli canonici in ordine cronologico, da Marco, a Matteo, a Luca e a Giovanni, riguardo all’interpretazione di Giuda con il passare del tempo questa diviene sempre più negativa. Quindi si va dal Giuda Iscariota piuttosto ambiguo del Vangelo di Marco, sino ad arrivare a Luca e Giovanni, dove Luca dice che questo personaggio vile fu ispirato dal demonio e Giovanni arriva addirittura ad affermare che fosse egli stesso il diavolo! Quindi si può notare che l’interpretazione ha un ruolo fondamentale nei Vangeli.

Giuda comunque faceva parte della cerchia ristretta degli apostoli e se i Vangeli dicono il vero, durante l’Ultima Cena, Gesù dice: “La persona che intingerà il pane nel mio stesso piatto mi denuncerà”, beh, quella persona deve essere seduta accanto a Gesù, quindi forse si tratta del suo migliore amico. Quindi non si tratta di stabilire cosa sia vero o falso, si tratta semplicemente di interpretazione. Credo che tutto ciò ci fornirà l’occasione per continuare la discussione tra gli studiosi e le figure letterarie.

Nel musical Jesus Christ Superstar si è già verificata una rivalutazione della figura di Giuda, vi si possono intravedere nuovi elementi interessanti che sottintendono a una figura molto più positiva. Voglio dire che Giuda e Maria Maddalena in Jesus Christ Superstar rubano la scena! Cosicché a scena aperta abbiamo della buona, seria, saggia, critica, ponderata discussione sull’argomento, il che può portare ad avere ancora più cose da dire, dipende da come decidiamo di interpretarlo».

A.F.: In Atti 1:18 è detto che Giuda si suicidi gettandosi in una scarpata. In Matteo 27:5 si impicca. Perché queste contraddizioni? Non crede che questo possa essere indizio di una manipolazione?

M.M.: «Le contraddizioni dei racconti del Nuovo Testamento dimostrano che i cristiani sapevano che Giuda morì dopo la crocifissione di Gesù, ma non sapevano esattamente come fosse accaduto. Anche nel Vangelo di Giuda, sebbene non si afferma apertamente che il discepolo morirà, egli stesso avrà una visione in cui gli altri discepoli lo lapidano».

A.F.: Che tipo di segreto avrebbe rivelato Gesù a Giuda in questo Vangelo?

M.M.: «In effetti la parte essenziale del Vangelo di Giuda è una lettura abbastanza dura per coloro che non sono molto addentro in questo mondo mistico, ma fondamentalmente, quello che viene detto in questa parte centrale è una rivelazione che Gesù fa a Giuda riguardo al vero significato di Dio, degli esseri umani e del mondo. Gli confessa che questo mondo fisico è stato creato da un dio inferiore e noi, scintille divine, siamo rimaste intrappolate qui. E’ necessario liberarsi dalla materia conoscendo la verità sulla nostra prigionia, per tornare alla creazione primaria.

Quello che dice Gesù, per semplificare al massimo è: “Se vuoi conoscere la verità, Dio è davvero un grande e invisibile essere spirituale estremamente trascendente e, attraverso una complicata serie di rivelazioni, la luce di Dio è discesa in questo mondo attraverso corpi luminosi e angeli ed esseri e figure demiurgiche e così via. La luce alla fine è discesa in questo mondo frammentandosi. Si tratta di una sorta di devoluzione del Divino, è come una luce che discende, e mentre discende in questo mondo e il mondo viene creato come entità fisica, la luce rimane sempre più intrappolata nei corpi umani e così via.

Ma questo è il segreto della vita umana, il fatto che abbiamo una scintilla di questa luce, un pochino di questa radianza di Dio dentro di noi, di cui ci siamo dimenticati. Quindi Gesù ricorda questo a Giuda, ne parla con lui e per tutto il testo dice a tutti che abbiamo una scintilla divina dentro e che dobbiamo svegliarci a questa luce, scoprire chi siamo veramente ed essere delle persone illuminate, vivere con la luce divina. Questo è il messaggio segreto che alla fine viene chiarito nel Vangelo di Giuda».

A.F.: Giuda quindi sarebbe un eroe che avrebbe aiutato lo Spirito del Cristo a vincere, grazie al sacrificio della carne. E’ un messaggio che troviamo in altri testi gnostici?

M.M.: «Sì, altri testi gnostici, come l’Apocalisse copta di Pietro, uno dei testi di Nag Hammadi, insegnano che il corpo di Gesù era semplicemente un involucro: il suo vero essere era dentro, nello spirito. Il messaggio presente nel Vangelo di Giuda è un messaggio gnostico o, come preferiscono dire altri, un messaggio mistico. Questo è ciò che essenzialmente è, l’essenziale unità tra l’umanità e il Divino, è questo il messaggio essenziale, e questo è lo stesso messaggio che possiamo trovare in molti dei Vangeli gnostici e in altri testi del genere.

Non è dissimile da molti dei testi di Nag Hammadi, dove viene proposto lo stesso tipo di messaggio, quindi il Vangelo di Giuda si inserisce perfettamente in quel mondo. Alcuni di noi la chiamano Spiritualità Gnostica Sethiana, perché si pensa che il vero predecessore dell’umanità che è riuscito a far funzionare tutto ciò nella maniera giusta era Seth, il figlio di Adamo ed Eva. Infatti, in Genesi si dice che Adamo ed Eva ebbero due figli, ma uno dei due uccise l’altro e il sopravvissuto andò in esilio, e a ciò fece seguito un periodo abbastanza triste e terribile, ma poi nacque un altro figlio, il cui nome era Seth.

Quindi questa gente, che stava cercando quale fosse la propria provenienza e l’origine di quella luce all’interno dell’umanità, risalì a Seth come al proprio “padre”. Comunque sia, una delle basi del Vangelo di Giuda è il fatto che la rivelazione fatta da Gesù nella parte centrale è essenziale, parlo della rivelazione posta sulle sue labbra, ma se si guarda alla rivelazione in sé stessa si troverà difficilmente qualcosa che possa essere identificato come specificamente cristiano. Persino il riferimento al nome di Cristo, che appare solamente una volta nella rivelazione e apparentemente in una lacuna del testo e quindi probabilmente neanche in quell’occasione è detto che appaia, ha bisogno di ulteriori approfondimenti. Questa rivelazione, posta sulle labbra di Gesù, fatta nel testo di Giuda, è una rivelazione ebraica influenzata dal pensiero platonico. E’ una rivelazione ebraica del periodo ellenistico dello stesso tipo del messaggio mistico universale, ma è ebraica!

Quindi, qui deve esserci qualcosa, qualcosa che veniva prima del Vangelo di Giuda, forse proveniente dalla prima parte del II sec., o forse da qualche gruppo mistico ebraico alternativo del I sec. e che venne assimilato da questa gente che comprendeva o che semplicemente aveva abbracciato questo tipo di saggezza e l’aveva trasformata in cristiana mettendola sulle labbra di Gesù. Quindi cominciamo ad avere una visuale molto dinamica del tipo di spiritualità mistica che si era diffusa all’interno del cristianesimo e dell’ebraismo come un tipo di spiritualità mistico-gnostica sethiana».

A.F.: Questo testo potrebbe aiutarci a capire il perché durante il famoso bacio tra Giuda e Gesù, quest’ultimo lo chiami “amico” (Matteo). Cosa ne pensa?

M.M.: «Questo è un altro degli indizi presenti nei Vangeli canonici di cui parlavo prima. In effetti, il bacio di Giuda è stato discusso all’infinito, e tutti sappiamo che non si tratta di un bacio piacevole, ma di un bacio di tradimento. Ma dobbiamo pensare in prospettiva storica. Un bacio tra uomini a quel tempo era una forma di saluto, era un modo di salutarsi tra amici. Questo è un uso che continua anche oggi. Quindi, in questa scena abbiamo Gesù e un suo caro amico, probabilmente il suo migliore amico, Giuda, che si salutano. Ora, ciò che questo significa storicamente è un’altra questione. Come è stato interpretato il fatto dalla tradizione dei Vangeli e, in seguito, dal cristianesimo, è un’altra questione ancora. Ma il Vangelo di Giuda ci dà la possibilità di guardare questo episodio sotto una nuova luce e ci permette di immaginare e reinterpretare questo bacio in modo molto diverso».

A.F.: Fu volontario l’operato dei redattori dei Vangeli sinottici nel dipingere Giuda come traditore invece che “amico” e personaggio cardine della storia di Gesù?

M.M.: «Leggendo i Vangeli sinottici e in particolare il Vangelo di Giovanni mi sono reso conto di una crescente ostilità nei confronti della figura di Giuda. E ciò coincide con ciò che possiamo vedere forse in tutti i Vangeli, ma in particolare in quello di Matteo e ancor di più in quello di Giovanni. Per spiegare il modo crescente in cui gli ebrei vengono accusati di essere i responsabili della crocifissione, bisogna dire che questi vangeli vengono scritti per lo più in greco per un pubblico greco-romano, e in essi si riscontra la necessità dei cristiani di essere accettati dal mondo romano, per avere una sorta di legittimazione.

Non possono quindi accusare direttamente i romani di essere responsabili della crocifissione. La colpa quindi ricade ovviamente sugli ebrei, colpevoli di aver consegnato Gesù ai romani. All’inizio, tutto ciò accade in seno all’ebraismo, perché gli ebrei messianici che seguono Gesù scrivono i Vangeli rivolgendosi ad altri ebrei. Ma poi le due fazioni finiscono per scontrarsi. E Giuda Iscariota sarà il primo mattone che darà origine alla struttura del futuro antisemitismo, come abbiamo potuto vedere nella Passione di Cristo di Mel Gibson e come ci viene detto nel Vangelo di Matteo, in cui, quando Gesù viene crocifisso, si vede chiaramente la folla ebrea che lo schernisce e lo insulta.

Io non credo affatto che questo sia ciò che è storicamente accaduto. Questo è ciò che i redattori dei Vangeli scrivono per dare la colpa della crocifissione a un determinato gruppo di persone. Storicamente, la crocifissione era una forma di punizione adottata quasi esclusivamente dai romani, una forma di esecuzione atta a punire le insurrezioni o chi parlava male dell’imperatore o dell’impero romano. Quindi credo che tutto ciò sia parte della prospettiva teologica che possiamo riscontrare nello sviluppo dei Vangeli e questa colpa che viene scaricata su Giuda nei Vangeli sinottici, e in particolar modo in Luca e Giovanni, fa parte di una crescente ostilità mirata a dare la colpa della crocifissione a Giuda, e quindi agli ebrei.

E tutto ciò continua in tutto il Nuovo Testamento e anche oltre, in molta della storia e dell’arte del cristianesimo. Ma adesso è emerso un altro testo, il Vangelo di Giuda, che ha un approccio completamente diverso alla situazione».

A.F.: Nei comunicati stampa si legge che Gesù sorride ai discepoli perché questi non capiscono la realtà tra il vero Dio e il demiurgo inferiore. Che valore ha questo passo per comprendere il messaggio di Gesù in relazione ai Vangeli gnostici e a quelli canonici?

M.M.: «Fa molto di più che sorridere: ride! Quattro volte! I discepoli non comprendono chi sia realmente, credendo che sia il figlio del Creatore di questo mondo. Ma lui non lo è. Egli proviene da un regno molto più in alto del folle creatore di questo mondo. Questa è una visione fortemente gnostica. Non so con certezza cosa ci fosse scritto in tutti i comunicati stampa, ma posso dirle che la parola copta usata in questo caso poteva essere tradotta come “sorridere” o come “ridere”.

E in effetti noi lo abbiamo tradotto come “ridere”, e Gesù ride molto nel Vangelo di Giuda. Qui non abbiamo il Gesù serio che si aspetta la gente, ma un Gesù che ride. Suppongo che questo sia ciò che è scritto in questo testo, perché Gesù non ride in nessun altro testo gnostico. Nel Vangelo di Giuda sembra ridere in varie occasioni. A volte ride degli esseri umani, altre volte dei suoi discepoli e delle loro conclusioni. Come possiamo interpretare queste “risa” rimane tutto da vedere, è un argomento aperto alla discussione e al dibattito. Forse in questo caso abbiamo un Gesù che cerca di vedere il lato umoristico della situazione umana, molte cose sono davvero risibili, molte delle cose che facciamo in nome della religione possono essere viste come uno scherzo divertente finché non si arriva alla luce e si diventa illuminati.

Oppure qui abbiamo semplicemente un Gesù con uno spiccato senso dell’umorismo, un Gesù che vuole ridere, che è penetrato così profondamente in questo mondo e che in fondo tutto merita una conclusione più positiva perché alla fine, anche quando si arriva alla morte, non c’è niente di cui aver paura. Quando Gesù chiede a Giuda di aiutarlo a sacrificare il corpo che lo imprigiona e mandarlo sulla croce in nome della loro amicizia, Giuda fa ciò che Gesù desidera. Anche in questa storia può essere visto un senso dell’umorismo piuttosto profondo, persino in questa ultima avversità, in quest’ultimo passaggio della vita umana di cui tutti noi abbiamo paura al solo pensarci, anche in questo estremo avvenimento ci si può ridere sopra, perché una volta liberatici del corpo, la luce che abbiamo dentro trionferà».

A.F.: Può dirci quali siano i passi più incredibili e rivoluzionari del Vangelo di Giuda?

M.M.: «Vi parlerò di due passaggi del Vangelo di Giuda che per me sono i più importanti in assoluto. In uno abbiamo Gesù che si rivolge ai discepoli e gli chiede se qualcuno di loro ha la forza necessaria per tirare fuori la persona perfetta che ha in sé e stare eretto davanti a lui. I discepoli rispondono che sono in grado di farlo, ma ognuno di loro fallisce, non riesce a stare eretto davanti a Gesù, tranne Giuda, che però volge lo sguardo da un’altra parte in segno di modestia.

Ma la cosa più importante è che dice a Gesù: “So chi sei e da dove vieni”. Questa è la confessione alla base del Vangelo di Giuda. Giuda gli dice: “Tu vieni da Aion, dal regno di Barbelo, e io non sono degno di pronunciare il nome di chi ti ha mandato”. Colui che ha inviato Gesù sulla terra è Dio, anche se forse la parola “Dio”, non è grande abbastanza, non è trascendente abbastanza. E per questa divinità, che nel testo viene citata due volte, la parola “Dio” non era adeguata, tanto incredibile ed esaltante è la sua natura. E da lì è venuto Gesù, da lì è venuta la luce.

Barbelo è il nome che viene spesso usato in questo tipo di testi, ed è il nome che si riferisce anche a Dio la Madre, ossia la prima manifestazione del divino (1). Quindi è come se Giuda avesse detto che Gesù viene da Dio, che Gesù deriva dal reame divino, e quel reame divino è così trascendente che non riesce neanche a pronunciarne il nome. L’altro passo l’ho già discusso prima; è quando Gesù si rivolge a Giuda e gli chiede di tradirlo, di consegnarlo ai romani. E gli dice che lui supererà tutti gli altri discepoli, perché sacrificherà l’uomo che lo intrappola. E questo tipo di reinterpretazione, di differente comprensione della consegna di Gesù alla morte sottintende un Gesù completamente diverso da quello che conosciamo».

(1) Per gli gnostici esisteva una creazione suprema e una sottocreazione. Questo mondo sarebbe una sottocreazione, frutto di un dio inferiore. Gesù viene associato invece al reame supremo chiamato anche Barbelo e associato alla Sophia, la divina Sapienza.

Adriano Forgione

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